Il 14 febbraio si è svolto ad Ascoli Piceno il convegno ecodesign& ecoinnovazione, prodotti e progetti per un futuro sostenibile organizzato da Lucia Pietroni e Sveva Barbera per l’omonimo master, che ha sede proprio nella piccola e splendida città di Ascoli.
Il convegno è stato suddiviso in tre sezioni:
Strategie e strumenti, moderato da Paolo Frankl, dell’IEA, con gli interventi di Paolo Masoni (ENEA), Marco Capellini (Capellini Design& Consulting; MATREC) e Raffaele Scialdoni (ICQ di Roma).
Tento un brevissimo riassunto dei piacevoli e sensatissimi discorsi dei relatori.
Il panorama dell’impiego energetico e della salvaguardia dell’ambiente a livello mondiale è, come ormai sappiamo, sempre più preoccupante. A fronte della crisi economica internazionale, un cambiamento di direzioni può rivelarsi un’opportunità di mercato, più che un vincolo o un problema. La stessa parola CRISI, nella lingua cinese, ha in se stessa un significato ambivalente: oltre a “problema”, infatti, vuol dire anche “opportunità”.
Orientare i cambiamenti richiesti dalla realtà attuale verso aspetti sostenibili potrebbe rivelarsi una strategia utile alle aziende, al mercato e all’ambiente.
Ecologia, infatti, può essere sinonimo di convenienza economica, se applicata in maniera corretta ai cicli produttivi aziendali. La stessa comunità europea ha deciso di intervenire sulla struttura dei consumi, favorendo i cosiddetti prodotti “verdi”.
Tuttavia, resta opinione diffusa che il consumatore non sia abbasatanza informato a riguardo, e che non gli siano forniti sufficienti mezzi per comprendere perchè e quando un prodotto sia ambientalmente preferibile. Un’azione in questo senso potrebbe essere risolutiva e aiutare ad accrescere quel “valore attorno all’oggetto che ha creato la storia del design italiano e che oggi è diminuito per il sovrannumero di prodotti” (Capellini).
Tra i pochi mezzi disponibili per la comunicazione dell’aspetto sostenibile dei prodotti al consumatore, esistono oggi le Ecolabels, che però riguardano solo 29 tipologie di oggetti e che sono regolate da approcci aziendali volontari (non esistono leggi che obblighino a sviluppare il sistema produttivo in modo da ottenre una certificazione ecolabel).
Ad oggi, la comunicazione più efficiente, si trova in altri tipi di etichette: quelle energetiche.
La seconda sezione, Testimonianze , ha portato esempi di alcune aziende italiane che hanno scelto un percorso verso la sostenibilità ambientale e l’ecoinnovazione.
Difficoltà e vantaggi sono stati racontati dai protagonisti, quali Paolo Glerean, preseidente di Chenna e Wilma Pilenga, Marketing & P.R. Manager di Gam Edit.
Quest’ultima si occupa di litografia a basso impatto ambientale. L’azienda ha scelto di analizzare aspetti e processi che potevano essere revisionati per ottenere una maggiore attenzione agli aspetti ecologici.
Pochi svantaggi (il solo “pesante”, legato ancora forse alla marginale educazione del consumatore all’argomento, è stato l’iniziale difficoltà di permeare di credibilità e autorevolezza la scelta della sostenibilità).
La terza sezione, Esperienze, ha dato voce ai rappresentati delle aziende che hanno collaborato con il master per i sei workshop progettuali i cui risultati sono visionabili nella mostra, inaugurata a fine convegno (e visitabile gratuitamente fino al 25 febbraio, dalle 14 alle 19, c/o la Sala della regione del palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno), che porta il nome del master : ecodesign & ecoinnovazione.
Ne consiglio la visita, per chi ne avrà l’opportunità, per scoprire la bravura degli studenti partecipanti, gli stimoli al pensiero sostenibile, e alcune opportunità alternative di progettazione consapevole.